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PIMONTE- Undici ragazzini sono stati arrestati per aver in più di un’occasione stuprato in gruppo una coetanea caduta in una trappola ideata dal suo fidanzatino.

Gli episodi risalgono a qualche settimana fa, ma gli arresti sono scattati questa mattina, al termine delle indagini dei Carabinieri di Pimonte, che oggi, insieme ai colleghi di Gragnano e Vico Equense, coordinati dal Nor Castellammare di Stabia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale per i Minorenni di Napoli nei confronti degli 11 indagati, tutti minorenni, con l’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni di una loro coetanea.Le indagini sono partite dalla denuncia della 15enne, che ai Carabinieri ha raccontato della terribile trappola in cui l’aveva attirata il suo ragazzo. Il ragazzino, infatti, dopo che avevano avuto un rapporto sessuale, l’ha minacciata di pubblicare un filmato che ritraeva la scena sui social network se non avesse avuto un rapporto anche con i suoi amici. Minaccia che si è ripetuta anche in altre occasioni.L’attività di indagine ha consentito il riscontro delle dichiarazioni della vittima, poi ascoltata direttamente dal Pubblico Ministero minorile con l’ausilio di una psicologa, con quelle di alcuni testimoni, consentendo di individuare gli autori del fatto e le responsabilità di ciascuno nella commissione dei reati contestati. Gli undici indagati sono stati portati in comunità.“La triste e squallida vicenda della quindicenne violentata dal branco ripropone il problema dei figli dei camorristi visto che quasi tutti i ragazzi arrestati fanno parte di famiglie legate ad ambienti malavitosi”.Lo hanno detto il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, e Gianni Simioli, ideatore de La radiazza, per il quale “i figli dei camorristi sono quasi sempre protagonisti di crimini già da ragazzini perché crescono con la cultura dell’illegalità e della violenza e la portano fuori casa, nei loro comportamenti quotidiani perché pensano che quello sia il modo per vivere”.“Ecco perché sarebbe auspicabile togliere la patria potestà ai camorristi e arrivare, nei casi più gravi, a togliere i figli ai camorristi appena nati, privandoli, nei fatti, il diritto a essere genitori perché, purtroppo, gente abituata a vivere nell’illegalità non sarà mai disposta a crescere i figli con la cultura della legalità e del vivere civile” hanno aggiunto Borrelli e Simioli per i quali “la politica dovrebbe cominciare ad affrontare seriamente la questione, trovando una soluzione che permetta di salvare i bambini da un destino fatto di violenza, carcere e morte”. 

 

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