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NAPOLI– Il 70% dei giovani italiani ha assoluta fiducia in Papa Francesco perché lo ritiene una figura credibile capace di contribuire a un deciso rinnovamento nel mondo ecclesiale e lo riconoscono come figura di riferimento per guardare al proprio futuro con meno incertezza e preoccupazione.I “giovani di Bergoglio

, se da una parte si dimostrano pronti all’accoglienza dei migranti e a svolgere attività di volontariato, dall’altra sono impegnati e preoccupati dalla necessità di rimettere insieme le tre F della loro vita: fare, felicità e futuro. Un obiettivo importante che deve fare i conti, almeno in Italia, con la realtà di un Paese fra i meno attenti e meno attivi alla costruzione del futuro dei giovani. Infatti, iI 91% degli italiani tra i 18 e i 32 anni concorda (molto o abbastanza) nel ritenere il lavoro come uno strumento diretto a procurare reddito, cruciale per affrontare il futuro (88%) e per costruirsi una vita familiare (87,5%). Un po’ più bassa la quota di chi lo considera soprattutto come modalità di autorealizzazione (85%).E’ questo in sintesi l’identikit del giovane italiano tracciato dal Rapporto Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo, promosso in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo.  Il Rapporto Giovani 2016 è il frutto di una nuova fase di ricerca e mappatura che è partita nell’autunno 2015 con un rinnovato campione di 9.000 giovani tra i 18 e i 32 anni. I temi chiave sono: lavoro, felicità, istituzioni, Europa e figure di riferimento.I giovani che si ritroveranno a Cracovia considerano il tema del lavoro, materialmente e psicologicamente, un asse portante irrinunciabile attorno al quale poter costruire progettualmente la propria vita.Altro fattore fondamentale è il sostegno strumentale, emotivo e di orientamento (non sempre efficace) della famiglia, a compensazione delle carenze degli strumenti di welfare.I dati e le analisi del “Rapporto giovani” mostrano come l’influenza dei genitori risulti nel complesso maggiore in Italia – più che in Francia, Spagna, Germania e Regno Unito – sia sul percorso di studio dei figli che sul lavoro e sulla carriera professionale.Dal confronto con il loro coetanei europei, infatti, emerge che per i giovani italiani  le tappe per la transizione allo stato adulto dall’autonomia dai genitori fino alla formazione di una propria famiglia e alla nascita del primo figlio – sono più dilatate nel tempo rispetto ai coetanei europei. L’età media di uscita dalla famiglia di origine è attorno ai 30 anni nel nostro paese, mentre è inferiore ai 25 nei paesi scandinavi, in Francia, Germania e Regno Unito.In Italia meno del 12 % dei giovani vive in unione di coppia tra i 16 e i 29 anni, un valore che è la metà rispetto alla media europea (elaborazioni su dati Eurostat). Di conseguenza siamo diventati, assieme alla Spagna, il paese con più bassa fecondità realizzata prima dei 30 anni, con il rischio di ritardare l’assunzione di un ruolo di piena cittadinanza, responsabile, attiva e consapevole dei giovani italiani. Mentre in Italia 3 intervistati su 4 ritengono che nel proprio paese le opportunità offerte siano inferiori rispetto alla media degli altri paesi sviluppati, si scende a meno di 2 su 3 in Spagna, a meno di 1 su 5 in Francia e Gran Bretagna, e meno di 1 su 10 in Germania. L’Italia è anche uno dei paesi in cui maggiore è la propensione ad andare all’estero per cogliere migliori opportunità di lavoro.Il volontariato e il servizio civile sono considerate palestre importanti per migliorare allo stesso tempo il contesto sociale in cui si vive e arricchire competenze utili per la propria vita sociale e lavorativa.Quando ai giovani si domanda il loro grado di fiducia verso le istituzioni –  e la Chiesa Cattolica non fa eccezioni – le risposte sono decisamente orientate al pessimismo: prevale il disincanto, il senso di distacco e di lontananza. Le risposte date dai giovani in merito a Francesco sono, invece, di segno opposto. Per più del 90% di loro è una persona di grandi capacità comunicative, che suscita simpatia (80%) e ispira fiducia (70%).  Nel loro rapporto con la fede è presente la dimensione comunitaria. In questo contesto, i giovani richiamano spesso l’attenzione agli altri e il desiderio di offrire loro un aiuto. I giovani intervistati raramente, però, parlano della Chiesa. Più facilmente privilegiano i temi dell’incontro e dell’accoglienza, sottolineando la dimensione umana e sociale più che quella teologica e sacramentale.A tale proposito sempre dal Rapporto Giovani del Toniolo emerge che il 40% dei giovani italiani è convinto che occorra accogliere solo i profughi che raggiungono il nostro Paese. Questa percentuale sale al 64% se si considerano anche i ragazzi che sono convinti che sia necessario accogliere tutti. Su questo tema i dati dell’istituto Toniolo hanno messo in parallelo anche quelli dei giovani di altre nazioni europee. Infatti, per il 51% dei giovani tedeschi è giusto accogliere solo i profughi (questa percentuale sale al 74% se si considerano quelli che sono convinti che occorra accogliere tutti); per il 39% dei giovani francesi è giusto accogliere solo i rifugiati (anche in questo caso la percentuale sale al 42% se si considerano quelli che vogliono accogliere tutti); i ragazzi inglesi propensi all’accoglienza dei profughi sono al 34% (percentuale che arriva al 51% con quelli che sono per l’accoglienza a tutti); infine i ragazzi spagnoli che sono d’accordo con l’accogliere solo i rifugiati al 30% (questa percentuale come negli altri casi europei arriva al 57% considerando anche quelli che sono per accogliere tutti indistintamente).

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