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NAPOLI – Un sit-in di due giorni davanti al duomo di Napoli “per chiedere conto al cardinale Crescenzio Sepe e alla diocesi napoletana dell’esito dei procedimenti canonici” contro i sacerdoti accusati di violenze su minori. E’ l’iniziativa annunciata per il 7 e 8 aprile prossimi dall’associazione “Rete L’Abuso”, che raccoglie vittime di abusi commessi da sacerdoti.

La curia di Napoli è stata scossa negli ultimi mesi da alcuni casi di presunti festini gay ai quali avrebbero partecipato dei sacerdoti, e dal dossier – depositato dall’escort Francesco Mangiacapra – che denunciava l’esistenza, non solo nella diocesi partenopea, di una rete di preti omosex. Ma c’è stata anche la vicenda del parroco Silverio Mura, accusato da un uomo – oggi 40enne – di abusi risalenti a quando aveva 13 anni: vicenda su cui il Vaticano ha aperto un’inchiesta.

L’iniziativa non violenta partita dalle vittime e patrocinata dall’Associazione Rete L’ABUSO, nasce soprattutto a seguito dell’ultimo scandalo napoletano, quello del sacerdote Silverio Mura recentemente scoperto a fare il prete sotto falso nome in un piccolo paesino del nord, Montù Beccaria, dove da un anno circa, malgrado le denunce, operava ancora a stretto contatto con i minori.

La Rete L’ABUSOha svolto alcune indagini sul caso scoprendo che don Silverio Mura arriva nel piccolo cento di Montù Beccaria poco più di un anno fa, dopo la morte della madre.

A proporlo come aiuto al parroco di Montù – don Simone Baggio – sarà padre Egidio Pittiglio, un sacerdote della Diocesi di Cremona che ha fatto carriera, oggi è Superiore Generale della Congregazione dei Missionari della Divina Redenzione e vive proprio a Napoli, per esattezza a Nola e assegnato alla Parrocchia dei Santi Cosma e Damiano, Carbonara di Nola.

Da quanto apprendiamo, padre Pittiglio avrebbe proposto da subito don Silverio Mura con un nome falso (Saverio Aversano) al parroco di Montù, che così riuscirà ancora una volta a nascondesi insieme ai suoi scheletri, fino allo scorso 7 marzo, quando un servizio delle IENE lo smaschera.

Di qui la rabbia delle vittime di don Silverio Mura, quella delle mamme di Montù Beccaria, ma in particolare quella della vittima Diego Esposito, che da otto anni, dopo essersi sottoposto ad un processo canonico, poi insabbiato dalla Diocesi e riaperto lo scorso 17 febbraio da Papa Francesco, scopre l’ennesima presa in giro, che questa volta potrebbe essere costata cara anche ad altri minori, cosa per lui e per noi tutti inaccettabile.

Un’iniziativa rara in Italia dove generalmente siamo abituati a vedere i fedeli in processione per difendere il pedofilo, mai nessuno per la vittima.

L’iniziativa coinvolgerà le vittime di due casi insabbiati nel napoletano, quello di don Silverio Mura e quello di don Maurizio Palmieri.

Sarà presente nei due giorni di Sit-in anche il Presidente della Rete L’ABUSO Francesco Zanardi, anche lui vittima di abusi, che personalmente vuole sostenere in questa lodevole iniziativa civile e non violenta le vittime napoletane e le loro famiglie che saranno presenti al Sit-in del 7 e 8 aprile.

L’iniziativa è patrocinata dalla Rete L’ABUSO (Associazione italiana dei sopravvissuti agli abusi sessuali del clero) e rientra nelle iniziative internazionali del programma Italy #ChurchToo.

“Siamo certi che il Cardinale Sepe risponderà alle richieste delle vittime dei preti pedofili che hanno avviato un sit in nei pressi del Duomo di Napoli per avere notizie sull’esito dei procedimenti canonici in corso contro i responsabili degli abusi”.

 

A lanciare l’appello il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, per il quale “bisogna fare chiarezza su quanto è successo nella chiesa napoletana per rispetto dei tanti fedeli, ma soprattutto per dare risposte a chi ha subito quegli abusi ai quali va la nostra piena e totale solidarietà, oltre alla disponibilità a sostenerne tutte le battaglie per la ricerca della verità e della giustizia”.

 

“Chiaramente non può bastare un processo canonico, ma servono anche denunce penali perché chi ha commesso abusi sessuali, spesso su bambini e ragazzini, non può non essere condannato anche dalla giustizia civile” ha aggiunto Borrelli per il quale “la Curia napoletana deve garantire la massima collaborazione alla Magistratura per l’accertamento della verità su quanto denunciato”. (ANSA)

VIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=X8OFdb3Mvrs

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