NAPOLI – “Lunedì mattina ho trovato i file del software gestionale del magazzino criptati e inaccessibili.

Qualcuno si è introdotto sul mio server, che opera su una rete locale.

Nel pomeriggio ho ricevuto una mail da un indirizzo svizzero, con un’estensione sita a Zurigo, in cui mi si chiedeva il pagamento di 0,66 bitcoin, l’equivalente di 5000 euro.

Nella mail era indicato anche l’indirizzo di un sito dove acquistare i bitcoin. Ovviamente hanno scelto questo metodo in modo da non rendere tracciabile il pagamento.

Ma non mi piegherò al loro ricatto, oggi stesso sporgerò denuncia”.

Gianfranco Lieto è il proprietario di una nota libreria di Fuorigrotta e, a causa di una truffa informatica, è costretto a lavorare senza il software che gestisce le scorte. In pratica è come se fosse tornato agli anni Ottanta.

“Fortunatamente il tentativo di estorsione è avvenuto a giugno quando non c’è da gestire la vendita dei libri per la scuola.

Se fosse accaduto a settembre – aggiunge – sarebbe stato molto più grave”. Dinanzi al tentativo di truffa Lieto ha contattato il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli.

“Le truffe telematiche – affermano Borrelli e il conduttore de “La Radiazza” su Radio Marte Gianni Simioli – rappresentano oramai un vero e proprio problema per gli imprenditori.

Quasi tutte le aziende si avvalgono di server e reti locali per gestire le proprie attività. Questo le espone a tentativi di truffa come quelli subiti da Gianfranco Lieto.

Questo fenomeno, potenzialmente, può tradursi in una serie di estorsioni a danno delle imprese. Occorre la massima determinazione da parte delle forze dell’ordine contro la criminalità online che si preannuncia come uno dei principali fenomeni delinquenziali dei prossimi anni”.

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