RAVELLO – Un pianoforte solo sul palco del Belvedere di Villa Rufolo, un gradevole vento settembrino, uno squarcio di luce nella notte piena di stelle della Città della Musica e in quinta il mare. Questa la scenografia che ha avuto come colonna sonora le note di Brad Mehldau che hanno fatto calare il sipario sulla 68esima edizione del Ravello Festival.

Un’esecuzione intima, raccolta, sentita, che ha spaziato dall’indubbia matrice jazz alle radici classiche di Mehldau. Un concerto che ha racchiuso l’essenza stessa di questa edizione del Festival che è partita, per espressa volontà del direttore Alessio Vlad, con criteri prefissati precisi che lo identificassero con l’internazionalità delle proposte, con la presenza delle eccellenze italiane, con la partecipazione di alcune delle migliori e più interessanti forze musicali operanti in Campania, con la collaborazione, alla pari, con i più importanti festival europei, con la valorizzazione dei giovani e con la volontà di produrre, quest’ultima, prima condizione per mettere la basi di un vero e serio progetto di destagionalizzazione. Gli applausi per Mehldau sono gli applausi per questa idea che, in un anno così complicato si è affermata con forza. Applausi convinti vanno idealmente a tutto lo staff della Fondazione Ravello, ai collaboratori, agli sponsor e a tutti coloro che a vario titolo hanno, in tempi e condizioni altrettanto complicati, fatto sì che le idee divenissero realtà.

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments