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NAPOLI – “Passione civile e umana solidarietà”: sono stati i due motori che hanno spinto Antonio Mattone, referente della Comunità di Sant’Egidio, a riflettere su malavita, solitudine e riscatto nel carcere. Ne è nato il volume “E adesso la palla passa a me. Malavita, solitudine e riscatto nel carcere”, di cui si è parlato nella sala convegni del Tribunale di Napoli, alla presenza di esponenti della magistratura e dell’avvocatura partenopea, tra cui il procuratore capo Giovanni Melillo.

“E adesso la palla passa a me” è la frase scritta da un detenuto in una lettera inviata all’autore. “Quando uscirò dal carcere la palla passa a me, come mi hai detto tante volte tu”. Antonio Mattone, che ha partecipato come esperto agli Stati generali dell’esecuzione penale voluti dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, ha raccontato nel volume 10 anni di esperienza vissuti come volontario all’interno del carcere di Poggioreale e di altri penitenziari italiani, attraverso gli editoriali pubblicati su “Il Mattino”.

Gli articoli trattano dei problemi e delle vicende di cui tanto si è parlato in questi anni: sovraffollamento, sicurezza della società, violenza, salute, Opg, diritti negati, volontariato. “Un viaggio dove alla fine un dato sembra inconfutabile: umanizzare il carcere farà bene a chi è detenuto come a chi non lo è”, sottolinea l’autore.

Antonio Mattone è nato e vive a Napoli. Fin da giovane è impegnato nella Comunità di Sant’Egidio dove ha incontrato i bambini e gli anziani dei quartieri di Scampia, della Sanità e del Centro storico. Dal 2006, visita ogni settimana i detenuti del carcere di Poggioreale, oggi intitolato a Giuseppe Salvia, e di altri penitenziari italiani. È direttore dell’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Napoli.

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