NAPOLI – “Se i napoletani riuscissero a fare quello che fanno in casa, se riuscissero a dare creatività e impegno che hanno nel loro dna alla loro città, Napoli sarebbe più che mai la città delle grandi occasioni”.

Ci crede veramente in Napoli, nella sua tradizione, nella cultura, nella girandola di emozioni e colori della gente e delle strade, questa donna americana, capitata in città per uno stage e mai più andata via.Una cosa è chiara, Katherine Wilson è innamorata di Napoli e della sua famiglia napoletana, il marito Salvatore Avvallone e la suocera Raffaela, guida emozionale, spirituale e culinaria. Un amore che traspare nella scrittura svelta, divertente, immediata, “napoletana” di “La moglie americana” (Piemme Voci, edizioni, 300 pagine, 18,50 euro), appena uscito in Italia.Un libro scritto in inglese e pubblicato in America, con il titolo “Only in Naples”, sottotitolo “Food and Famiglia from Italian mother in law”, ma tradotto in otto paesi e dal 21 marzo pubblicato anche in Italia. “La traduzione più importante” dice la Wilson nella diretta Facebook di “Se Parliamo di libri” a cura di Paolo de Luca, Pier Luigi Razzano e Cristina ZagariaUn libro che diventa spot per la città, per la sua cucina (tante le ricette) e i segreti tramandati dalla suocera a Katherine. “Quando sono arrivata a Napoli ho scoperto una città piena di colori, di rumori, di vite- racconta la scrittrice – All’inizio ho avvertito la differenza: Washington dc è una città molto bella, ordinata, efficiente pulita, ma, come dire, ti fa vivere in un modo motlo razionale, Napoli invece ti capovolge”.La Wilson, arrivata al Consolato americano per una stage, superata la diversità si è lasciata trasformare da Napoli: “Ho trovato una grandissima umanità e tanta saggezza”. Tornando indietro con i ricordi e ricordando il primo giorno a Napoli la Wilson ricorda: l’overdose si stimoli di una città che parla, si mostra, tocca, vive.Ed è stato amore, oltre ogni stereotipo. “Napoli è una città che suscita emozioni forti – dice la Wilson – o la ami o la odi, non ci sono vie di mezzo, un po’ come New York: sono due posti dove c’è un grande rapporto tra le persone, e nonostante il chiasso, c’è molto teatro”.Molti in America, prima che partisse le avevano consigliato di andare in Toscana o in un posto più piccolo e tranquillo, ma la Wilson, oggi scrittrice, attrice, doppiatrice e interprete, ha rischiato e ha vinto le sue sfide: la prima imparare a cucinare un vero ragù, ‘Che deve pippiare’, la seconda a diventare ambasciatrice di una città che l’ha fatta rinascere.

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