NAPOLI – Farina, lievito, olio e sale. Pochi elementi che servono a far venir fuori l’alimento più richiesto e mangiato da tutti: la pizza.

Soffice, ricca di colore, al piatto o a portafoglio. La pizza si mangia in qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi occasione. Un vero e proprio simbolo del nostro paese.

Il 17 gennaio è il giorno del World Pizza Day. Il piatto più famoso della cucina che viene celebrato da New York a Tokyo, da Londra a Bombay passando ovviamente per Napoli. Negli ultimi anni ha conquistato la grande ristorazione e gli alberghi di lusso, fa gola ai fondi internazionali rispettando però sempre quel disciplinare tanto atteo e conquistato qualche anno fa. Il 17 gennaio giorno di Sant’Antonio Abate protettore dei pizzaioli, è la festa non solo della pizza ma di questo mondo fatto di acqua e farina, un po’ di lievito e sale quanto basta. Ma il red carpet di quella che molti chiamato ‘pizza contemporanea’ o ‘gourmet’, sta portando con sé un risvolto: un deciso rialzo dei costi per il consumatore finale. Oggi per una semplice pizza margherita, a Roma come a Milano non bastano dieci euro (e voliamo bassi), Napoli ancora prova a limitare i danni, ma la tendenza è in atto e non sembra arrestarsi, anche se le associazioni di categoria hanno chiesto un calmiere di 5 euro per la margherita e la marinara che devono restare pizze del popolo, pizze “povere” accessibili a tutti.

ENRICO ARENA, LA MAGIA DEL GUSTO – “L’aumento dei prezzi è legata al mondo in generale, visto che ultimamente sta aumentando di tutto e noi siamo dovuti a fare ciò per potere mantenere le spese, la gestione dei locali e i dipendenti. È anche necessario inserire elementi di prima qualità. La pizza è un alimento dei poveri e resterà sempre una cosa per tutti, ma fortunatamente sta avendo anche un’evoluzione. Nel mio locali per quanto riguarda le pizze tradizionali come margherita e marinara i prezzi sono modici, mentre per le altre tipologie di pizze oscilliamo tra i 12 euro e i 14”

GIACOMO GARAU, LA PIZZERIA OLIO E BASILICO – “La pizza dev’essere il cibo dei poveri ma non per forza. Sono del parere che la pizza comunque debba stare a un prezzo accessibile, ma dipende anche dai prodotti che si usano e dalla qualità. Nel mio menù ho pizze classiche, come la margherita la marinata, broccoli e salsicce il prezzo oscilla tra i sette euro max 9. La capricciosa per esempio ha il prezzo di 10 euro, ma perché utilizziamo del prosciutto artigianale e funghi di qualità. Non so se questo sia giusto o sbagliato, ma tutto ciò lascia il tempo che trova e sono del parere che tutte le persone debbano mangiarlo, perché è il piatto del popolo”.

DE GREGORIO, LA BOLLA: “La pizza non è più un piatto alla portata di tutto. Bisogna pensare alla qualità e ai prezzi. Non è solo acqua e farina, bisogna pensare ai costi d’utenza e al personale. Pensiamo che anche la pasta al pomodoro, nonostante fosse un prodotto finito non costava tre euro in passato, invece, la pizza è un prodotto che vive. A Caserta da me costa 7 euro e siamo nei limiti.”

Vincenzo Esposito della pizzeria Carmnella in questo video ci spiega il perché di questa giornata dedicata alla pizza e l’aumento sproporzionato dei costi.

 “Il 17 gennaio si celebra Sant’Antonio Abate, protettore dei fornai e dei pizzaioli la Giornata mondiale della pizza, uno dei piatti simbolo della gastronomia italiana, sintesi della Dieta Mediterranea, marchio comunitario STG (specialità tradizionale garantita) e anche patrimonio dell’Unesco con l’arte dei pizzaiuoli napoletani tra i patrimoni immateriali dell’umanità.

La  pizza Sant’Antuono è farcita infatti con il meglio della cucina classica napoletana a discrezione del pizzaiolo tra i seguenti prodotti: ragù, fiordilatte, ricotta, polpettine, mozzarella, salsiccia e salame piccante/dolce.La valorizzazione della pizza napoletana sancisce  la leadership nazionale nel vasto panorama della gastronomia popolare di qualità,  con valore storico, culturale, economico e sociale.

Questa giornata sancisce in maniera forte che la valorizzazione delle metodiche di lavorazione dei nostri pizzaiuoli rappresenta un valore indiscutibile del prodotto, sintesi della dieta mediterranea.”Lo ricorda Rosario Lopa,  Portavoce della Consulta Nazionale per l’Agricoltura e Turismo già Presidente del Comitato Promozione e Valorizzazione della Pizza Napoletana.

 

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