Secondo un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità la Campania sarebbe la Regione italiana con la più alta percentuale di bambini in sovrappeso e obesi, corrispondente al 44% dei minori.

Il campano  dott. Antonio Braun, Coordinatore Regionale SICOB per la Puglia e direttore Dipartimento di Chirurgia Bariatrica del gruppo ospedaliero italiano GVM Care & Research in Puglia, ha rinnovato l’attenzione verso questa patologia sottolineando come l’obesità in età infantile incida anche sulla vita adulta.

“Durante l’ultimo congresso Spring Meeting SICOB tra i temi più caldi affrontati vi sono la chirurgia di revisione, ovvero i motivi alla base di un fallimento della chirurgia bariatrica ed anche l’importanza di un approccio multidisciplinare che coinvolga, tra gli altri, psicologi, nutrizionisti ed endocrinologi, per considerare anche tutta la sfera psico-emotiva del paziente, ad esempio nel caso desideri una gravidanza” commenta il dott. Braun.

Questo perché vi è una correlazione tra obesità e fertilità. Uno studio della società americana per la medicina riproduttiva (American Society for Reproductive Medicine) ha indagato in maniera sistematica la relazione che intercorre tra l’obesità e i disturbi del ciclo mestruale. È stato riscontrato che in un campione di donne con amenorrea (ovvero l’assenza del ciclo mestruale) il 48% era obeso mentre nel gruppo di controllo con eumenorrea (ossia un ciclo mestruale non problematico che rivela una funzionalità ovarica regolare) solo il 13% era obeso. Diversi studi riportano inoltre una prevalenza di irregolarità del ciclo mestruale nel 30%-36% delle donne con obesità.

L’insorgenza di amenorrea aumenta con l’aumentare del grado di sovrappeso od obesità in età adulta o in età adolescenziale. Una condizione di obesità all’età di 7 anni è un fattore predittivo indipendente di problemi del ciclo mestruale entro i 33 anni.

Una disfunzione nell’ovulazione è più comune nelle donne con obesità. Al crescere del BMI (indice di massa corporea), infatti, il rischio di infertilità per mancanza di ovulazione aumenta. Inoltre, un BMI alto all’età di 18 anni è predittivo di infertilità, con o senza diagnosi di sindrome dell’ovaio policistico.

Si è osservata inoltre la distribuzione del grasso corporeo ed è emerso che le donne senza ovulazione hanno una larghezza di circonferenza vita e una quantità di grasso addominale maggiori rispetto a donne con un BMI analogo ma con ovulazione. Si è giunti quindi alla conclusione che il grasso addominale è maggiormente predittivo di una disfunzione di ovulazione rispetto al grasso corporeo totale.

Diverse analisi retrospettive, condotte su donne sottoposte a procedure di riproduzione assistita, confermano anche che l’obesità compromette la reattività ovarica alla stimolazione delle gonadotropine (ad esempio nella quantità di gonadotropine somministrate, nell’aumento della cancellazione del ciclo, nel recupero di un minor numero di ovociti).

L’obesità è stata associata anche ad un aumentato rischio di aborto spontaneo in diversi studi. In una valutazione del 2011 la correlazione tra obesità e aborto in casi di concepimento non assistito, le donne con obesità presentavano un indice di rischio di aborto di 1.3 punti maggiore. Questa relazione è stata inoltre confermata in uno studio osservazionale prospettico di oltre 18mila donne cinesi nullipare con concepimento non assistito, in cui l’obesità era associata a un incremento del rischio di aborto.

E come incide l’obesità sulla fertilità maschile? Secondo uno studio dell’European Society of Human Reproduction and Embriology (ESHRE) infertilità e obesità sono correlate anche nel genere maschile: gli uomini obesi presenterebbero infatti una quantità inferiori di 9milioni di spermatozoi nell’eiaculato rispetto ad un soggetto normopeso. Inoltre l’eccessiva quantità di adipe potrebbe andare ad inficiare la funzionalità di alcune ghiandole endocrine adibite alla produzione di testosterone, la cui riduzione può portare ad un aumento di grasso corporeo, innescando un circolo vizioso.

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