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Aspettando Caracol al Cala Moresca

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BACOLI (di Daniela Marfisa)- Non è il titolo di una rappresentazione teatrale, ma quello di un appuntamento enogastronomico: “Aspettando Caracol” è la serata che si è svolta martedì 23 febbraio presso il Cala Moresca di Bacoli (Napoli).

L’evento, organizzato in collaborazione con la giornalista Laura Gambacorta, è stato il primo di un ciclo di cene creato in attesa dell’apertura del nuovo ristorante che sarà situato all’interno della struttura flegrea in tarda primavera, e che si chiamerà, appunto, Caracol. Tema dell’incontro, “Tesori del Regno delle due Sicilie”. Un riferimento non casuale, poiché tra gli artefici del nuovo progetto – nonché della serata in questione – c’è Paolo Barrale, Executive Chef di origine siciliana del ristorante stellato Marennà di Sorbo Serpico. Barrale, futuro consulente del Caracol, ha ideato un menu appositamente per questa occasione insieme ai due resident chef del Cala Moresca, Angelo Carannante (già secondo di Barrale al Marennà) ed Enzo Di Giovanni. Nei piatti presentati, profumi marini, dell’orto e di agrumi. Trait d’union delle portate, i vini dell’azienda casertana Villa Matilde di Cellole, con un’alternanza di uve Aglianico e Falanghina. Aperitivo con il cuoppo di Fritti partenopei e panelle siciliane (frittelle di farina di ceci) abbinati al Mata rosé V.S.Q. 2012 Villa Matilde, spumante metodo classico 100% Aglianico. Freschezza e innovazione nel primo antipasto, Gambero rosso, ricotta di mandorle, mandarino e caviale di basilico, dove i crostacei crudi sono accompagnati da caviale di basilico, ovvero semi di basilico reidratati e conditi con colatura di alici. In abbinamento, Falanghina Roccamonfina IGP 2015 Villa Matilde, presentata qui in anteprima ancor prima di andare nelle enoteche. Secondo antipasto, “Palamita alla Pizzaiola”, nel quale il pesce è presentato arrotolato e circondato da pane croccante e pomodoro a mo’ di pizza. In abbinamento, così come per le tre portate successive, Terre Cerase rosé IGP Campania 2014 Rocca dei Leoni 100% Aglianico. Tendenza dolce per il Risotto con finocchietto selvatico, crumble di pane, pinoli e acciughe salate. Gli Gnocchi di patate in brodo di mare, alghe e limone sono serviti adagiati su crema di cime di rapa e attorniati da molluschi. Un gustoso brodetto di mare al pomodoro è invece la base de “La spigola e il cous cous”. Il pesce è scottato dal lato della pelle, il cous cous è presentato sotto forma di crocchette. Bonus, un gambero crudo. Finale in dolcezza con il “Il cannolo in pastiera”, un gioco che mette insieme i due dolci simbolo delle cucine delle due regioni: un ripieno cremoso al gusto di pastiera napoletana va a farcire un cannolo di pasta croccante. Nei calici, Eleusi Roccamonfina IGP 2008 Villa Matilde, passito di Falanghina. Nel corso della cena, il giornalista Antonio Gnassi ha raccontato storie e leggende dell’area flegrea, mentre il collega Tommaso Esposito ha spiegato differenze e similitudini delle tradizioni gastronomiche campane e sicule. Gli elementi che uniscono le due cucine sono la tecnica del fritto e il riso, la cui coltura in tempi passati era fondamentale, sia nell’area di Catania, sia nel salernitano. Altro fattore in comune è la conservazione di cibo e alimenti: la Sicilia specializzata in quella di baccalà e di tonno, la Campania nella salagione dei pesci da portare nelle zone più interne. I piatti dei giorni di festa segnano invece la differenza tra le due regioni. Il prossimo appuntamento con il ciclo Aspettando Caracol è per il 23 marzo con lo chef Giuseppe Daddio e il professor Giorgio Calabrese, con ricette tratte dal loro libro scritto a quattro mani “Dieta Mediterranea – Salute e bontà”.

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