FEMMINICIDIO

NAPOLI – “Io ho scelto di salvare delle vita, a differenza dell’uomo che invece molti anni fa ha deciso di toglierla a mia madre. È un dolore pazzesco che non passa, il vuoto ti divora, ti manca la terra sotto i piedi. Per 25 anni sono stato in silenzio, non volevo parlarne e quasi nessuno conosceva questa parte della mia vita. Adesso però ho deciso di raccontare la mia storia, perché possa servire ad altri e possa servire a trovare soluzioni e aiuti concreti per tutti gli orfani di vittime di femminicidio”. È una testimonianza molto toccante quella di Giuseppe Delmonte, oggi medico 45enne, che ha perso la mamma per mano del padre nel 1997, quando aveva appena 18 anni. “Pensi di farcela, ma ti rendi conto che da solo non puoi. Io non ho avuto nessun sostegno psicologico quando avvenne il fatto e la cosa più assurda è che a mio padre hanno dato uno psicologo già dalla prima settimana di ingresso in carcere. Io invece uno psicoterapeuta l’ho potuto avere solo tre anni fa, pagandomelo di tasca mia”.

Il racconto di Giuseppe Delmonte è solo uno dei tanti interventi che si sono alternati nel corso dell’evento online “Orfani di femminicidio e diritto all’infanzia”, a cui hanno partecipato tra gli altri anche Paolo Siani, vicepresidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, e Valeria Valente, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sui femminicidi. Il convegno è stato l’occasione per la presentazione del progetto RESPIRO, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che si prefigge di portare all’attenzione del pubblico la condizione, complessa e sommersa, dei cosiddetti “orfani speciali”, quei bambini e bambine rimasti orfani a seguito di femminicidio.

“Nella tragedia devastante di quei giorni il sentimento prevalente è sentirsi invisibili – ha commentato Vera Squatrito, madre di una vittima di femminicidio diventata quindi nonna-caregiver della nipotina – Molti professionisti vengono a cercarti per questioni legali e burocratiche ma nessuno ti sostiene come persona”.

Il racconto in prima persona di un orfano e di una caregiver ha permesso di inquadrare quanto possa essere devastante l’impatto psicologico del trauma subito dai bambini, che sono orfani due volte perché hanno perso sia la mamma che il papà, oltre alla capacità di sognare una vita normale e felice.

Il progetto RESPIRO, che comprende tutta l’area del Sud Italia e isole, intende promuovere un modello di intervento e di cura che possa garantire una risposta efficace per la protezione di bambini e bambine quando si verifica un femminicidio, affinché i più piccoli e i loro familiari non siano più soli, ma vengano accompagnati in un percorso di sostegno. Il progetto vuole inoltre favorire un cambiamento culturale, costruendo insieme ai media e ai comunicatori un’alleanza per diffondere un nuovo approccio alla prevenzione della violenza domestica.

“La Violenza assistita per i bambini è spesso un male invisibile che purtroppo provoca gravi effetti sulla loro salute psicofisica a breve e lungo termine”, ha ricordato nel suo saluto On. Paolo Siani, vicepresidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza. “È necessario e urgente approvare una legge “Disposizioni per la prevenzione del maltrattamento sui minori”, depositata alla Camera dei Deputati”.

Nel corso del suo intervento la Senatrice Valeria Valente, presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere del Senato, ha sottolineato: “Si calcola che ogni anno siano circa 250 i figli e le figlie che vengono resi orfani a causa del femminicidio delle loro madri, accompagnato a volte dal suicidio dei loro padri, autori del delitto. Migliaia sono invece i figli e le figlie che assistono agli abusi e alle violenze in famiglia. Nell’affrontare la violenza contro le donne dobbiamo sempre, necessariamente, tenere conto anche di loro. Nel 2018 il Parlamento ha approvato la legge n. 4, due anni dopo sono arrivati i regolamenti attuativi, ma sappiamo che tantissimi di questi “orfani speciali” – come li aveva chiamati Anna Costanza Baldry, la studiosa che per prima ha acceso i riflettori sulla loro condizione – non riescono ancora ad accedere al supporto previsto. Dobbiamo lavorare tutti insieme – istituzioni e società civile – affinché le criticità siano superate: un obiettivo sul quale la Commissione d’inchiesta sul femminicidio è impegnata da sempre e che oggi trova un alleato prezioso nella Fondazione Con i bambini”.

A dare vita a questo intervento quadriennale è una rete di 13 partner attivi su tutto il territorio nazionale e in particolare in Campania, Calabria, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna.

“Credo che questa sia una grandissima opportunità,” ha sostenuto Fedele Salvatore, presidente della Cooperativa Irene ’95, capofila del progetto, “oltre che per raggiungere finalmente tutti gli orfani, offrendo a ciascuno risposte per bisogni diversi, anche per costruire le opportune sinergie tra quanti (operatori pubblici e del privato sociale) sono impegnati su questo fronte, in una logica di vera sussidiarietà orizzontale e verticale”.

“Il bando “A braccia aperte” promosso da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e rivolto ai figli delle vittime di femminicidio e alle famiglie affidatarie (all’interno del quale è stato finanziato il progetto Respiro) è un’iniziativa necessaria e importante”, ha sottolineato Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini ,“così come lo è stata la decisione di affrontare un fenomeno così grave e delicato. Abbiamo scelto di favorire un processo inclusivo di progettazione partecipata, coniugando sensibilità, competenze ed esperienze altamente qualificate. Si tratta infatti di bambini e bambine che hanno perso in modo violentissimo entrambi i genitori, e devono affrontare un presente e un futuro molto difficili, il che richiede un’opera di riparazione attentissima. Noi sosteniamo sia i ragazzi che gli adulti che se ne occupano. È una sfida di grande impegno per tutti. Ci auguriamo – ha concluso Rossi-Doria – che con questo lavoro dedicato a ragazzi/e così colpiti, le istituzioni e la società aprano gli occhi anche sulle loro vite come è giusto e urgente che faccia tutta la comunità nazionale”.

Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD. www.conibambini.org

Il progetto è realizzato da IRENE ’95 Cooperativa Sociale in partenariato con: Az. Ospedaliera Giovanni XXIII di Bari, Centro Famiglie Catania, Cestrim onlus, CISMAI, CIPM Sardegna, Consorzio CO.RE, Progetto Sirio, Save The Children, Terre des Hommes, Centro Antiviolenza Thamaia, Koinos coop.sociale, Associazione Sinapsi

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