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NAPOLI – Da quando ha lasciato la guida della diocesi di Napoli a don Mimmo Battaglia, il cardinale Crescenzio Sepe era uscito dai radar del mondo dell’informazione. Ci è tornato questa mattina per replicare alla narrazione giornalistica di una nota trasmissione televisiva d’inchiesta sulle chiese chiuse di Napoli che ha lanciato una pesante ombra sulla gestione del patrimonio immobiliare di proprietà della curia negli anni in cui Sepe era il massimo rappresentante della chiesa cittadina.

LA VERSIONE DI SEPE
Sepe ha precisato “che solo il 15% delle chiese presenti a Napoli è di proprietà della curia. Mentre per quanto riguarda il capitolo “cittadella apostolica”, l’ex arcivescovo di Napoli ha continuato: “abbiamo rispettato in pieno la volontà di don Cascella” ovvero il “fitto della struttura viene destinato all’assistenza dei preti poveri”. La cittadella apostolica è un complesso di edifici che nel 1979 fu lasciato in eredità alla Curia di Napoli da un parroco napoletano, don Cascella, per accogliere i sacerdoti poveri.

LE ACCUSE DI REPORT
Ma come riferito da Report nella puntata di lunedì scorso la struttura è stata concessa in fitto per 18 anni ad un imprenditore casertano (che vi ha allocato un hotel) e la somma mensile, ha precisato Sepe nel corso di una conferenza stampa, viene devoluta, anno per anno, proprio alla cura e all’assistenza dei preti anziani che vivono nella “Casa del Clero” a Capodimonte. Un’operazione di affitto che è stata autorizzata anche dal Vaticano, ha aggiunto ancora Sepe ricordando che l’imprenditore ora conduttore degli immobili si è fatto carico dei costi di ristrutturazione che ammontano a diversi milioni di euro.

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