NAPOLI – In occasione della Giornata Internazionale della Memoria 2021, mercoledì 27 gennaio alle ore 17.30, per la quinta edizione de “I Musei della Memoria, architetture che raccontano”, la Fondazione culturale Ezio De Felice presenta online l’incontro I BBPR e il museo-monumento al deportato politico e razziale nei campi di sterminio nazisti di Carpi. Sarà ospite d’eccezione Elena Montanari, docente del Politecnico di Milano e autrice del libro Permanenza e attualità. I BBPR e il Museo-Monumento di Carpi (Maggioli, Sant’Arcangelo di Romagna 2019).

L’appuntamento si svolgerà online in diretta sulla pagina facebook: Fondazione culturale De Felice https://m.facebook.com/FondazioneCulturaleDeFelice/esulla piattaforma Zoom – Per ricevere il link della diretta Zoom scrivere a info@minavagante.com – fino a esaurimento posti disponibili.

Dopo i saluti di Marina Colonna, Presidente della Fondazione Ezio De Felice, di Michelangelo Russo, Direttore del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, e Leonardo Di Mauro, Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Napoli e Provincia, l’incontro con Elena Montanari sarà introdotto da Gioconda Cafiero dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.

Progettato dallo Studio BBPRe realizzato a Carpi, tra 1963 e 1973, il Museo-Monumento al Deportato Politico e Razziale nei Campi di Sterminio Nazisti rappresenta un momento fondamentale nella storia delle architetture dedicate alla memoria, esito del lavoro progettuale di alcuni fra i maggiori protagonisti della museografia italiana, che vi hanno inoltre trasferito l’intensa partecipazione in prima persona alle vicende di cui l’opera è testimone.

Nato nel 1932, lo studio BBPR era formato dagli architetti Gian Luigi Banfi (1910-1945), Lodovico Barbiano di Belgioioso (1909-2004), Enrico Peressutti (1908-1976) e Ernesto Nathan Rogers (1909-1969). Nel 1942 i BBPR cominciarono la loro attività di resistenza, costringendosi alla clandestinità. Rogers fu costretto a fuggire in Svizzera e nel marzo del 1944, Lodovico Barbiano di Belgiojoso venne arrestato insieme a Giangio Banfi: dopo essere stati incarcerati a San Vittore, furono trasferiti al campo di Fossoli, da cui vennero deportati a Mauthausen e da lì a Gusen, dove Belgiojoso riuscì a sopravvivere sino alla liberazione nel maggio del 1945, mentre Banfi morì, poche settimane prima dell’arrivo delle truppe americane. Lodovico Barbiano di Belgiojoso raccontò e disegnò queste vicende soltanto nel 1996 in un libro dal titolo Racconti di Gusen e, subito dopo la guerra, insieme ai superstiti del gruppo, ha espresso in forma di architettura le esperienze vissute ed il monito che ne scaturisce, attraverso il Monumento al Deportato a Milano nel 1946, il Monumento a Mauthausen nel 1967, ad Auschwitz nel 1979, ed il Museo Monumento del Deportato a Carpi, realizzato tra il 1963 ed il 1973. Quest’ultimo progetto in particolare esplora la peculiare capacità evocativa dell’architettura, in una straordinaria sintesi di arte e letteratura, con la partecipazione di protagonisti della cultura del Novecento quali Guttuso, Picasso, Leger, Nelo Risi, Lica ed Albe Steiner. Situato al piano terra del Palazzo dei Pio, nel centro storico della città di Carpi, il Museo Monumento al Deportato è composto da 13 sale, caratterizzate da luci ed elementi grafici particolari tesi a creare un’atmosfera di impatto emotivo per il visitatore basato su simboli e graffiti.

Il linguaggio architettonico dei musei della Shoah appartiene per intero e inequivocabilmente alle tendenze più espressive dell’arte contemporanea. L’involucro fisico oltre che a custodire, organizzare e mostrare quanto si trova all’interno, diventa a resonator of memory, cassa di risonanza da cui riecheggiano ricordi e sensazioni profonde. Comunica in termini visivi il concetto di memoria e suscita nel fruitore una reazione emotiva e sentimentale.

L’evento è organizzato in collaborazione con il DiArc, Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e l’Ordine degli Architetti PPC di Napoli e Provincia.

La Fondazione culturale Ezio De Felice, che svolge e promuove attività di studi e ricerche nel campo della conservazione e della museografia, organizza dal 2017 “I Musei della Memoria, architetture che raccontano”, ciclo di conferenze a cadenza annuale, invitando i protagonisti dell’architettura internazionale in occasione della ricorrenza del 27 gennaio. L’obiettivo è quello di articolare un percorso che analizzi quelle strutture museali che già nella loro espressione architettonica, prima ancora che nel percorso didattico/espositivo, annunciano ed anticipano temi che poi all’interno vengono articolati e sviluppati dall’allestimento museale e dagli spazi espositivi. “Architetture che raccontano”, per l’appunto, che ricorrono ad un linguaggio simbolico/educativo già dall’esterno recuperando il valore iconico dello spazio costruito, vocazione appartenuta alle architetture del passato e che oggi rischia di essere dimenticata. Nel 2017 Andrea Wandel della Trier University of Applied Sciences ha presentato il Judische Center di Monaco di Baviera, nel 2018 Paolo Coen dell’Università degli Studi di Teramo ha illustrato l’architettura di Moshe Safdie a Yad Vashem a Gerusalemme, nel 2019 Andràs Palffy della Technische Universität Wien ha presentato il progetto dello studio Jabornegg & Palffy del Museum Judenplatz a Vienna e nel 2020 Jacques Gubler, Guido Morpurgo e Annalisa De Curtis hanno raccontato il Memoriale della Shoah di Milano.

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