NAPOLI – “Rigenerazione urbana intrecciata al sociale e alla cultura. Un’idea che intendiamo portare avanti con forza, mettendo assieme grandi personalità internazionali e uomini e donne dal forte impatto locale. Siamo sicuri si possano realizzare progetti scommettendo sui partenariati tra pubblico e privato, ma anche sul reperimento di fondi e sugli investimenti privati di gruppi importanti. Napoli non è seconda a nessun’altra città in Europa e nel Mediterraneo, ed è pronta ad accogliere grandi opere. Lo dimostrano progettualità come il recupero dell’Albergo dei Poveri, che sapranno collegarsi ad altri progetti e che dal centro rilanceranno la periferia degradata con lo sguardo puntato a occupazione, sviluppo, manifattura digitale e innovativa, già presente massicciamente tra l’altro nell’area orientale, come testimonia il settore dell’aerospazio.

Napoli deve però fare un passo ulteriore e programmare la gestione: spesso idee molto valide cadono nell’ombra per l’assenza di modelli gestionali, di strategie di “adozione” delle rigenerazioni eseguite; piazza Garibaldi è un esempio calzante. Esperienze e competenze come quelle messe assieme dalla nostra associazione possono mettersi al servizio della collettività e della politica per offrire uno sguardo che sappia far emergere le debolezze su cui lavorare e le forze territoriali già in essere”. Lo ha affermato Ambrogio Prezioso, presidente di Est(ra)Moenia, intervenendo al convegno “Società, Arte e Architettura per la città contemporanea”, organizzato a Palazzo Gravina al Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli.

All’evento è intervenuto l’urbanista franco-colombiano, consulente della sindaca di Parigi Anne Hidalgo e professore alla Sorbona Carlos Moreno, che ha precisato: “La crisi del Covid-19 ha mostrato la forza delle città perché è stata una crisi urbana sistemica di natura sanitaria. Dover mettere a tacere la città per evitare la diffusione del virus ha mostrato la necessità di ripensare l’urbanistica delle nostre città per favorire il valore economico, ecologico e sociale della prossimità. Per affrontare i cambiamenti climatici a lungo termine e il Covid a breve termine, dobbiamo cambiare radicalmente il nostro stile di vita urbano. Ripensare i lunghi viaggi nelle nostre città e le concentrazioni ad essi associate è fondamentale. Occorre rivedere i punti focali mono-specialistici delle nostre città e dare maggiore slancio alla città policentrica. Dobbiamo andare nella città multipolare e multifunzionale. Per creare questa nuova città multicentrica, dobbiamo fornire una priorità all’accesso esteso ai servizi locali essenziali, entro una distanza massima di 10-15 minuti a piedi o in bicicletta. L’abbiamo chiamata a Parigi ‘La città delle vicinanze’ e ‘La città dei 15 minuti’, un’idea al centro degli studi dell’Osservatorio Globale delle Vicinanze, lanciato con UN-Habitat, C40 Cities, UCLG e altri partner al World Urban Forum dello scorso giugno”.

Particolarmente fitto il programma di relazioni declinate sul Terzo Settore, come quella di Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione “Con il Sud”, che ha spiegato: “Le caratteristiche dei processi di rigenerazione urbana sono ormai assodate, si tratta di interventi che non mirano solo ed esclusivamente alla ristrutturazione, ma pensano al possibile impatto sociale e agli effetti che questi processi possano avere sulle persone. Nel caso di Napoli Est, questa caratteristica è più marcata, perché il progetto di rigenerazione urbana nasce con un concorso vero da parte delle organizzazioni di terzo settore del territorio. Dunque, l’attenzione al sociale non è un di più, ma è una parte costituente del processo stesso. E la cifra più significativa dell’intero progetto è che al tavolo della discussione ci siano imprenditori, professionisti, uomini di cultura e soggetti del terzo settore”.

Stefano Consiglio, presidente Scuola delle Scienze Umane e Sociali – Università degli Studi di Napoli Federico II, ha aggiunto: “I processi di rigenerazione sono complessi in quanto il degrado urbano e sociale crea sfiducia, scetticismo e scoraggiamento e la possibilità di superare questi stati d’animo all’interno di una comunità è difficile e richiede tempi e tanta pazienza. In questo processo di ricostruzione del rapporto fiduciario con la comunità il ruolo delle associazioni, del volontariato, delle cooperative e delle fondazioni presenti sul territorio è cruciale”.

Andrea Morniroli, consigliere della Cooperativa sociale Dedalus, ha presentato in anteprima il prossimo progetto che interesserà Piazza Garibaldi: “Piazza Garibaldi e Napoli Est – ha evidenziato Morniroli – sono un luogo complesso, articolato, enorme, dove una molteplicità di diritti e interessi si scontrano. Per ripensare davvero un progetto di rigenerazione urbana è necessario che gli operatori economici, culturali, sociali e l’amministrazione si mettano insieme, si riconoscano come attori paritari, attivino processi partecipati e finalmente diventino protagonisti le persone, gli uomini e le donne che in quella piazza e in quei quartieri vivono, lavorano o semplicemente ci passano”.

Una vision particolarmente in linea con quella di Padre Antonio Loffredo – parroco simbolo della rinascita del Rione Sanità a Napoli – che ha evidenziato come “sul territorio è necessario attivare connessioni ma soprattutto creare una comunità che sappia benissimo cosa è e da dove viene; che riscopra le sue radici e ne diventi custode e gelosa promotrice. Questa comunità saprà difendersi da tutto quello che può venire di male. Il lavoro più difficile è dunque quello di creare un senso di appartenenza, un orgoglio, un essere comunità per risolvere insieme qualunque tipo di problematica futura”.

Dell’importanza della presenza artistica e culturale per il rilancio di zone strategiche per la città di Napoli hanno parlato Davide De Blasio, fondatore di Made in Cloister, e l’attore e direttore del NEST Teatro Francesco Di Leva.

“La Fondazione Made in Cloister, dopo il restauro del Chiostro e Refettorio di S. Caterina a Porta Capuana completato nel 2016 – ha sottolineato De Blasio – ha avviato un intenso programma culturale coinvolgendo artisti internazionali, designer e Maestri delle grandi tradizioni artigianali del territorio. I progetti sono sempre “site-specific” e mirano a coinvolgere le comunità presenti nel territorio, attribuendo all’arte un valore importante nei processi di rigenerazione delle periferie urbane”.

“Da più di dieci anni – ha aggiunto Di Leva – portiamo avanti quella che per noi è una militanza culturale, un impegno costante per tutta la comunità di San Giovanni a Teduccio. Il NEST è diventato un centro di aggregazione, oltre che un punto di riferimento, per più di quaranta ragazzi in uno scambio reciproco di formazione e cura. Non ci stancheremo mai di dire che si tratta di un lavoro costante di autoproduzione e autofinanziamento. Cerchiamo di comporre una stagione contemporanea di qualità, che accolga i gusti del nostro pubblico ma al contempo li disorienti e gli permetta di vivere esperienze culturali atipiche per le “periferie”. Il teatro ha cambiato la mia vita e quella dei miei compagni di viaggio. Vogliamo restituire, attraverso il nostro lavoro al Nest, almeno una parte della fortuna che abbiamo avuto”.

Ad aprire i lavori, i saluti istituzionali del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, del direttore del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II Michelangelo Russo e Vincenzo Corvino, presidente FOAN Fondazione Ordine degli Architetti PPC di Napoli e Provincia.

“Tema di grande rilevanza, stiamo vivendo processi di grandi trasformazioni della nostra città – ha spiegato il sindaco Manfredi -. Cambiamenti che impattano fortemente sulle aree metropolitane, nei quali l’arte e l’architettura diventano strumenti in grado di cambiare il destino dei territori e creare nuove identità”.

“Stiamo lavorando con Est(ra)Moenia – ha chiarito Russo – ad un progetto innovativo di rigenerazione dell’area est di Napoli a partire dalla cura degli spazi minimi: un mosaico di spazi di scarto da trasformare in un nuovo sistema pubblico di percorsi pedonali, piste ciclabili, play-ground e giardini. L’idea è quella di partire dalla piccola scala per restituire dignità ai luoghi, e comunicare a tutti le potenzialità dell’area orientale come volano di sviluppo della città. Si tratta di un tessuto di relazioni che crea una nuova continuità dello spazio pubblico per collegare l’area est al centro, attraverso piazza Garibaldi. L’area est è un eco-quartiere del futuro che dovrà essere incentrato sulla residenza e su un mix funzionale da integrare con parchi, orti e giardini: ripensare i “wastescape”, gli spazi in abbandono, è parte di una potente strategia rigenerativa che potrà cambiare radicalmente il volto di Napoli”.

“Bisogna tornare a decidere del nostro tempo, partendo dalle nostre città, ripensare con modelli e valori etici e non solo estetici – è stato il focus di Corvino, che ha evidenziato: Bisogna demonizzare l’idea della megalopoli, a favore di modelli nei quali la dimensione sociale dell’architettura è da recuperare. Ripartire da una città intesa come “teatro della democrazia” anche nella nostra città guardando all’area orientale come un vero tesoro dalle grandi opportunità per ridisegnare il futuro contemporaneo. Il domani è nel ripensamento delle città, rigenerarle di nuovi significati, guardando a processi di rigenerazione flessibili, adatti alle esigenze e alle richieste del territorio e della società”.

In conclusione, dibattito Ambrogio Prezioso; Pasquale Belfiore, presidente Fondazione Annali dell’Architettura e della Città; Bruno Discepolo, assessore al Governo del Territorio e all’Urbanistica della Regione Campania; Ferruccio Izzo, docente di Composizione Architettonica ed Urbana DIARC – Università degli Studi di Napoli Federico Il, seguito da un’esibizione canora dell’attrice Cristina Donadio.

Per Belfiore “il nuovo Piano Urbanistico Comunale è uno strumento essenziale per governare le trasformazioni di luoghi e tessuti edilizi di Napoli. Convegni interdisciplinari come ‘Società, arte e architettura per la città contemporanea’ servono anche a ricordare le parole di Nicia ai suoi soldati ateniesi sulla spiaggia di Siracusa: la città è costituita da voi stessi, dovunque decidiate di stabilirvi… sono gli uomini a fare la città, non le mura e le navi senza gli uomini…”.

Discepolo ha commentato: “Va salutata con favore la circostanza della ripresa di un dibattito e del confronto su progetti di riqualificazione e modernizzazione della città di Napoli. In particolare, è significativo che la discussione sia focalizzata su temi e proposte che riguardano l’area orientale della città, dove si concentrano insieme a criticità e ritardi anche asset e opportunità di rilancio, sia territoriali che produttive e sociali”.

Izzo ha rimarcato: “In linea con la ricerca che stiamo sviluppando con Est(ra)Moenia sulla rigenerazione dello spazio pubblico a Napoli Est, stiamo sviluppando più ampie collaborazioni e un fertile confronto interdisciplinare. Per affrontare una rigenerazione complessa ed importante in una significativa parte della periferia orientale, architettura e urbanistica da sole non possono bastare: serve una vera cura dell’ambiente ed una grande attenzione alle comunità. E dove non ci sono più comunità, come nei territori abbandonati degli ex complessi industriali, bisogna ricostruirle a partire dallo spazio pubblico e dalla sua condivisione, pensando all’accesso ai beni primari ed ai servizi sociali essenziali. È necessario avviare sperimentazioni ed interazioni con il terzo settore, con l’ausilio della cultura e dell’arte. Su Napoli Est vogliamo cercare di approfondire e discutere i risultati della nostra ricerca in progress, creando un confronto con realtà internazionali, con le Istituzioni e le comunità locali ed il terzo settore. Ospitare Carlos Moreno, che sta sviluppando a Parigi un nuovo concetto di prossimità, mi sembra un segnale importante in questo senso”.

Estramoenia

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